Dopo la fine del Ducato Estense e l’annessione al Regno d’Italia inizia la diaspora della collezione universitaria storica. Nel 1889 il Direttore Chistoni dà avvio alla cessione di una parte degli strumenti al Museo Civico che oggi si possono ammirare in due sale ad essi dedicate.

Proseguono le ricerche e le applicazioni basate su elettromagnetismo e ottica e si fanno strada nuovi studi legati a temi di ricerca emergenti, quali la radioattività e la fisica degli atomi e, in tempi più recenti, le proprietà elettriche dei semiconduttori che, a partire dagli anni ’50, hanno avviato una vera e propria rivoluzione nell’ambito dell’elettronica e della nascente scienza informatica. Gli strumenti sono ancora per un po’ costruiti artigianalmente, ma sempre di più affiancati da strumenti di complessità e costo crescenti sui quali non è possibile operare direttamente.

Negli anni ’80 nascono a Modena gruppi di ricerca teorica e sperimentale che studiano le proprietà dei materiali partendo dalle proprietà degli atomi interagenti che li compongono. Nascono così centri che ospitano grosse strutture di ricerca condivise, quali microscopi, apparati per la deposizione dei materiali, sistemi di calcolo automatico a supporto dello studio delle proprietà dei materiali stessi.
Queste tendenze e i loro sviluppi hanno determinato l’attuale assetto della ricerca in fisica condotta a Modena in seno all’Università.

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