Pesi della forma dell’oncia oggetto della presente scheda erano comuni nel XVIII e XIX secolo ed erano utilizzati, oltre che per usi mercantili, anche nella zecca e in ambito medico. La denominazione “Marco”, usata nel foglio manoscritto in cui lo strumento era avvolto, era usata come sinonimo di “Libbra” in ambito di unità campione  relative alla Zecca (si parla, in tal caso, di “Marco di zecca”). L’incarto sembra dunque suggerire un uso dell’oncia legato a transazioni commerciali di oro e argento, oppure ad un uso in laboratorio per pesate di questi metalli preziosi. Il metallo di cui è costituita questa oncia (piombo), meno resistente di altri metalli alla perdita in peso causata da una frequente manipolazione, lascia, comunque, intuire un suo utilizzo non intensivo. La massa del reperto in oggetto risulta circa 28,20 g (pesata effettuata presso il Museo della Bilancia di Campogalliano nel luglio 2024) e corrisponde ad una oncia della libbra romana da 12 once (corrispondente a 339,07 g) [1]. A tale unità campione erano tenuti, infatti a confrontarsi i coniatori delle monete di Pesaro (come molti altri all’interno dello Stato Pontificio), come esplicitamente indicato in [2]. Le once in uso nella città di Pesaro erano, invece, la “libbra anconitana” da 12 once di 27,47 g, la “libbra mezzana” e la “libbra grossa”, rispettivamente di 18 e 24 once, ciascuna  sempre di 27,47 g (come la anconitana) [1]. A Modena erano in uso l’ “oncia mercantile”, corrispondente a 28,37 g e l’ “oncia da orefici e da seta” corrispondente a  30,15 g [1].

Non è dato di sapere altro sulla base della documentazione reperita; l’oncia in questione potrebbe essere stata utilizzata nella compilazione di Tavole di ragguaglio o come corredo di uno strumento di misura.

L’oncia

È la piccola unità del sistema monetale siculo-italioto e poi di quello romano [3]. E’ il dodicesimo della litra, o libra, che ne sono l’unità maggiore. È stata, nei due sistemi, coniata in bronzo. Nell’alto Medioevo, fino ai secoli XI-XII, nell’enumerazione delle pene pecuniarie sancite dalle varie leggi e anche nei contratti, si trova la menzione delle oncie d’oro (peso) come misura di valore; allora infatti i metalli preziosi si contrattavano a peso e si hanno frequenti ricordi di libbre d’oro e d’argento.

In varî paesi, e anche in Italia, prima dell’adozione del sistema metrico decimale, l’oncia fu usata largamente come misura di peso, assumendo valori diversi, aggirantisi però, per lo più, intorno ai 30 grammi. In Italia i valori comunemente usati, prima dell’adozione del sistema metrico decimale, erano i seguenti: Bologna  30,15 g; Firenze 28,29 g, Milano 27, 23 g, Napoli 26,73 g, Roma 28,20 g, Torino 30,73 g, Venezia 25,10 g (oncia sottile) [1]. 

Referenze

[1] Tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure già in uso nelle varie province del regno col peso metrico decimale, Roma Stamperia reale 1877.

https://books.google.it/books?id=DmznAAAAMAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false

[2] Nuova raccolta delle monete e zecche d’Italia di Guid’ Antonio Zanetti, Tomo I,  per Lelio dalla Volpe, Impressore dell’ Instituto delle Scienze, 1775, capitolo: “Della zecca di Pesaro e delle monete pesaresi dei secoli bassi”, p. 222

https://books.google.it/books?id=Cf8S1gmBEuIC&pg=PA222&dq=%22item+che+il+peso+o+vero+marchio%22&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjz4_TUjYGJAxW0g_0HHadQAPMQuwV6BAgHEAc#v=onepage&q=%22item%20che%20il%20peso%20o%20vero%20marchio%22&f=false

[3] https://www.treccani.it/enciclopedia/oncia_(Enciclopedia-Italiana)/

Autori: Dott.ssa Lia Apparuti (Museo della Bilancia, Campogalliano), Prof.ssa Rossella Brunetti  (Dipartimento di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche, Università degi Studi di Modena e Reggio Emilia).

… Oncia di libbra romana