Con la prima campagna d’Italia di Napoleone (1796) e la costituzione della Repubblica Cispadana, nel Palazzo Ducale di Modena (rinominato Palazzo Nazionale ) viene insediata una Scuola Nazionale del Genio e dell’Artiglieria. Nel 1798 con la soppressione dell’Università, trasformata in Liceo Dipartimentale, nel periodo del regno d’Italia napoleonico il macchinista Sgarbi produce un telescopio, ora all’Osservatorio. Museo e Teatro vengono uniti e trasportati, assieme ad altri oggetti provenienti dal Liceo modenese, nella nuova Scuola Militare del Genio e dell’Artiglieria (l’attuale Accademia) nel palazzo di San Domenico. In questa Scuola insegnano anche l’abate Venturi e Paolo Ruffini e da essa escono, tra gli altri, Leopoldo Nobili e Antonio Araldi. La nuova Scuola, praticamente una Facoltà di Ingegneria, voluta da Napoleone e promossa dallo stesso Venturi è aperta anche ai civili. Gli allievi vi seguono un corso propedeutico di studi per poi specializzarsi in materie militari o ingegneria idraulica. Il Teatro serve sia la Scuola Militare che il Liceo Dipartimentale. E’ in forze a quel tempo anche l’abile macchinista Annibale Beccaria che se ne va nel 1799 quando avviene la breve restaurazione Austro-Estense prima dell’annessione del ducato al Regno d’Italia napoleonico, avvenuta nel 1805.
Nel 1800 Padre Giambattista Tomaselli, succede a Venturi sino al 1823. In questi anni viene stilato l’inventario Tomaselli, il più antico attualmente in possesso dell’Università.
Nel 1818 per volere del Duca Francesco IV viene affidata a Giuseppe Bianchi la cattedra di astronomia teorica e inizia la realizzazione della specola astronomica all’interno del Palazzo Ducale. Tra il 1823 e il 1835 dirige il Gabinetto di Fisica Padre Liberato Baccelli. In quegli anni risiede a Modena lo scienziato Giovan Battista Amici, progettista e costruttore di strumenti, che si avvale della tradizione artigianale nell’ottica a Modena dove ci sono dei bravi artefici per lavorare le lenti. Lui stesso ha a Modena un laboratorio per la costruzione di apparecchiature ottiche. In questo laboratorio presta servizio il macchinista Giuseppe Sgarbi. Negli stessi anni Leopoldo Nobili, anch’esso scienziato e costruttore di strumenti, perfeziona alcuni strumenti che fanno tuttora parte della collezione scientifica del’Università, quali ad esempio, il galvanometro astatico (1825) e l’astuccio elettromagnetico (1825). Nel 1826, per volontà del Duca Francesco IV, viene realizzato l’Osservatorio Astronomico nel torrione orientale del Palazzo Ducale, dove ancora è ospitato oggi l’osservatorio Geofisico. La direzione è affidata al professor Giuseppe Bianchi e i più importanti strumenti astronomici, tra cui lo strumento dei passaggi tutt’ora collocato nella sede originale, vengono commissionati all’ottico e astronomo modenese Giovanni Battista Amici. A partire da quella data inizia la raccolta di dati meteorologici. Dal 1830 la serie delle osservazioni è completa, fino ai giorni nostri.
L’Università entra presto in tempi difficili. I moti di Ciro Menotti del 1831 vengono ad interrompere la prorompente crescita scientifica. Molti scienziati aderiscono entusiasticamente alla rivoluzione. Amici viene nominato Ministro della Pubblica Istruzione e Nobili Ministro degli Esteri del Governo provvisorio. La disfatta delle truppe rivoluzionarie modenesi del Generale Zucchi a Rimini e la conseguente entrata degli Austro-Estensi a Modena costringono Nobili ad abbandonare il Ducato per sempre, per migrare in Francia.
Amici, sebbene non molestato, preferisce traferirsi a Firenze nel 1832, dove viene raggiunto da Nobili. I due scienziati apprendono le scoperte di Faraday sull’induzione elettromagnetica e Nobili costruisce la macchina magneto-elettrica, il primo generatore monofase di corrente alternata. Per ragioni politiche l’Università, considerata centro patriottico, viene spezzettata in Convitti a cui viene ammesso un numero molto limitato di studenti. Dall’anno 1822 il Duca Francesco IV istituisce un piccolo corpo militare, detto dei Pionieri, con lo scopo di educare giovani dalle limitate fortune nelle discipline militari e fornire loro cultura e abilità artigianali. Al seguito della istituzione dei convitti il Duca Francesco IV stabilisce di aggregare al corpo militare dei Pionieri un limitato numero di giovani col grado di cadetti, scelti fra quelli che si mostrano valenti nelle discipline fisico/matematiche. L’istituto dei cadetti matematici ha vita più o meno regolare dal 1826 al 1831, quando le vicende politiche troncano il corso degli studi a non pochi allievi che prendono parte alla rivolta contro il Duca. Repressa la rivolta, l’istituzione torna a fiorire finchè la restaurazione del 1848 persuade l’ultimo Duca dell’impossibilità di controllare politicamente i convitti e lo induce a prendere atto che lo scopo della loro fondazione è completamente fallito. Quanto alla Facoltà Fisico/Matematica, essa viene trasferita a Fanano, mentre l’Istituto di Fisica rimane nella sua sede in Via Università.
Padre Liberato Baccelli , con macchinista Bertacchi, nel 1834 in una adunanza della sezione di Scienze dell’Accademia, tenuta nel Teatro fisico, mostra diversi importanti strumenti della collezione: una tromba aspirante premente con barometro, una macchina elettrica (dei macchinisti Bertocchi e Arleri),una macchina magnetoelettrica, un apparato di diffrazione (fotochismoscopio), un banco di Ampere, galvanometri e termomoltiplicatori, macchine elettrochimiche per la galvanostegia, galvanoplastica e metallocromia (ad opera di Nobili e Marianini), una macchina per la polarizzazione della luce (che fa parte della collezione storica), un ariete idraulico (artefice Agostino Arleri, conservato al Museo Civico). Nel 1836 Stefano Marianini scienziato laico assistente di Volta e proveniente da fuori del Ducato, diventa direttore del’Istituto di Fisica. Egli è l’ ideatore del reelettrometro (un galvanometro balistico per la misura delle correnti di scarica dei condensatori). Nel 1839 viene acquisito un pendolo di Zamboni azionato da una pila a secco, ancora attivo attorno al 1930 e corredato da foglietti manoscritti che ne seguono il funzionamento ininterrotto lungo un secolo.
Nel 1849, su iniziativa ducale e col supporto scientifico di Marianini e di Giuseppe Bianchi, Direttore dell’Osservatorio, viene finalmente adottato il sistema metrico francese. Nel 1859 Pietro Marianini (figlio di Stefano) subentra al padre nel ruolo di Direttore e vive il tempo della caduta del governo estense del 1859.
Inizia in questo periodo il secondo inventario della strumentazione, anch’esso in possesso dell’Università.
Bibliografia
- La storia dell’Ateneo, Università di Modena e Reggio Emilia,
https://www.unimore.it/ateneo/cennistorici.html - Cadoppi G., 1989 Gabinetti scientifici e strumentaria nel Ducato di Modena. In: La scienza degli strumenti
a cura di G. Tarozzi. Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti Modena, Società Italiana di Fisica
Bologna, p.27 - Brenni, P. 2021 La collezione di strumenti scientifici del Museo Civico di Modena. Taccuini d’Arte. Rivista di
Arte e Storia del territorio di Modena e Reggio Emilia, p.95. - Corradini E., 2016 From the Physics Cabinet to the Physics Museum of the University of Modena and
Reggio Emilia, Atti del XXXVI Convegno annuale SISFA, Napoli 2016. - P. Riccardi: Cenni Storici sull’Istituto dei Cadetti Matematici Pionieri di Modena, Zanichelli 1864.
- https://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/comando-per-la-formazione-specializzazione-
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Militare/Pagine/Storia-e-tradizioni.aspx