Nel 1859, dopo la seconda guerra d’indipendenza, il Duca lascia il territorio modenese, accompagnato dalle truppe a lui fedeli che vengono poi sciolte nel 1863. La cittadinanza vota la sottomissione a Vittorio Emanuele II (1820-1878), ultimo re di Sardegna e primo re d’Italia (1861-1878). Il Ducato di Modena e Reggio viene annesso così al regno di Sardegna e, successivamente, diventa parte del Regno d’Italia. Negli anni del Regno Modena vive molte tensioni sociali.
Nel 1876 l’Osservatorio Astronomico si dota della prima finestra meteorologica sotto la direzione di Domenico Ragona. A seguito, poi, delle ricerche e degli ampliamenti di strutture e strumentazione scientifica, sotto la direzione di Ciro Chistoni, l’Osservatorio assume nel 1897 il nome di Geofisico. E’
proprio Chistoni che nel 1889 inizia l’operazione di cessione di parte degli strumenti scientifici storici del Gabinetto di Fisica al Museo Civico.
Con l’Unità d’Italia, dopo il primo rettorato di Francesco Selmi, emergono difficoltà per un certo numero di sedi universitarie, tra cui quella modenese, considerate di minore importanza, per le quali il nuovo Stato intende alleggerire l’impegno di finanziamento. La riforma del 1862 attua la distinzione tra università “maggiori” e università “minori” (anche ai fini delle retribuzioni dei docenti), che ben presto porta alla minaccia di un totale blocco del sostegno economico statale. A tale eventualità Modena reagisce creando nel 1877 un Consorzio con cui alcune istituzioni cittadine (Comune, Provincia, Cassa di Risparmio, Congregazione della Carità) che provvede a costituire un fondo a copertura di una parte delle spese per il funzionamento dell’Ateneo. Tale iniziativa, accompagnata da altre simili intraprese in tutta Italia, produce, con una legge promulgata nel 1887, la parificazione dell’ l’Ateneo modenese, insieme a quello di Parma e Siena, alle sedi “maggiori”. Dopo l’ennesimo tentativo nel 1893 di sopprimere alcune sedi universitarie, tra cui quella modenese, e la reintroduzione nel 1923 della distinzione tra università di classe A e quelle di classe B (tra quest’ultima era relegato, ancora una volta, l’Ateneo di Modena), dopo un decennio di aspre rivendicazioni, nel 1935 finalmente viene abolita l’odiosa discriminazione.

Nonostante le difficoltà legate alla sua legittimazione sul nuovo panorama nazionale, dopo l’Unità d’Italia l’Università di Modena acquisisce nuovi importanti spazi, parte dei quali saranno anche utilizzati per ricerche di fisica negli anni a seguire. Questa nuova fase riorganizzativa dell’Università viene interrotta dalla prima guerra mondiale (1915-18), dopo la quale il Partito Socialista si insedia a dirigere la città. Segue il periodo del Fascismo (1922-1943), durante il quale è Direttore del Regio Istituto di Fisica (poi Istituto di Fisica dopo
il passaggio dell’Italia da Monarchia a Repubblica) il Prof. Mariano Pierucci (1863, 1976) negli anni dal 1930 al 1966, seguito dal Prof. Mariano Santangelo (1908, 1970). Le ricerche di quegli anni sono sostanzialmente focalizzate sugli sviluppi e le applicazioni dell’elettromagnetismo e dell’ottica, retaggio culturale del secolo precedente, e sullo studio delle proprietà fisiche dei raggi X e della radioattività, a seguito delle ricerche e degli esperimenti condotti in Europa all’inizio del nuovo secolo. Figura modenese di spicco di quegli anni è Carlo Bonacini (1867-1944), direttore dell’Osservatorio Geofisico, insegnante e scienziato che conduce studi sulla fotografia a colori,sull’ottica e sulla stereofonia (da lui studiata fin dal 1903),oltre a scrivere numerose opere sulla storia della scienza. Per svolgere i suoi studi il Prof. Bonacini fece costruire due proiettori episcopi oggi conservati nel Museo didattico del Seminario Arcivescovile di Modena. Dopo la guerra e con l’avvento della Repubblica, negli anni ’50 parte il boom economico italiano che coinvolge anche Modena, favorendone la crescita e una maggiore distribuzione di ricchezza, benessere e cultura, con conseguente riduzione delle tensioni sociali. Anche l’Università di Modena affronta un profondo processo di ristrutturazione e di rilancio. Il Museo di Fisica dell’Università, ancora nella vecchia sede di Via Università viene smantellato per lasciar posto alla Biblioteca della Facoltà di Giurisprudenza. Gli strumenti vengono riposti dentro a casse di legno e portati in soffitta.
Le ricerche fisiche, divise tra la sede centrale in Via Università e la sede distaccata di Via Sant.Eufemia vengono, dalla fine degli anni ‘70, svolte nell’Istituto di Fisica che da allora ha una sua unica sede in Via Campi. Il corso di laurea in Fisica e gli insegnamenti di Fisica di altri corsi di laurea rientrano nelle competenze della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali.
Gli strumenti della collezione storica vengono trasferiti nel 1977 da Via Università alla nuova sede e nuovamente fotografati e catalogati dal Prof. Torquato Garofano e dal Sig. Giorgio Casalini nel 1979. Un successivo trasferimento avviene, dopo qualche anno, verso un deposito esterno e, successivamente, nella ai tempi sede dell’Istituto Anatomico in Via Berengario. Nel 2018 gli strumenti tornano in Via Campi e viene effettuata una seconda catalogazione digitale ad opera della Prof.ssa Rossella Brunetti e del Sig. Stefano Decarlo. Alla collezione storica si aggiungono, grazie alla lungimiranza del tecnico Mauro Bosi, nuovi strumenti, facenti parte di un passato relativamente recente, ma significativo perché testimone del profondo cambiamento di strumenti e metodi di conduzione della ricerca.
Al momento attuale parte degli strumenti è custodita presso il Museo dell’Osservatorio Geofisico, parte presso il Dipartimento di Fisica e parte risiede ancora in un deposito dell’Università, in attesa che venga identificata una sede definitiva dove collocare gli strumenti restaurati e consentire la loro esposizione alla cittadinanza.


Bibliografia

  • La storia dell’Ateneo, Università di Modena e Reggio Emilia,
    https://www.unimore.it/ateneo/cennistorici.html
  • Corradini E., 2016 From the Physics Cabinet to the Physics Museum of the University of Modena and
    Reggio Emilia, Atti del XXXVI Convegno annuale SISFA, Napoli 2016.
    -https://www.ossgeo.unimore.it/losservatorio-geofisico-di-modena/pagina-di-esempio/